Nel nostro paese la salute dei lavoratori è tutelata dal D.lgs 81/2008, al cui interno si trovano numerosi articoli di legge che specificano gli obblighi dei datori di lavoro, committenti, progettisti e costruttori in materia di protezione della salute, che racchiudono in essi il sunto dell'esperienza di diverse leggi emanate nel settore dal 1955 al 2007, e del progresso tecnologico e culturale.
Le statistiche mostrano che il rischio di mortalità e di invalidità varia enormemente a seconda del tipo di attività lavorativa svolta. Le medesime statistiche mettono in evidenza anche un peggioramento generale delle condizioni di lavoro a causa della "flessibilizzazione" degli orari, dell'aumento dei ritmi e delle ore straordinarie; insomma, a causa delle esigenze crescenti a cui sono sottoposti i lavoratori e le lavoratrici.
Inoltre, la salute è concepita come una questione privata che dipende in parte dal comportamento dell'individuo e in parte dalla fatalità, che spesso non è nemmeno al primo posto fra le preoccupazioni delle commissioni d'azienda o dei sindacati.
Secondo il quadro normativo vigente, nelle attività lavorative di ogni tipo subentrano fattori di rischio imprevisti, imprevedibili o strettamente legati al processo produttivo, dai quali possono derivare danni per la salute dei lavoratori dipendenti.
Novità assoluta del D.Lgs. 81/2008, oltre alla valutazione di alcuni nuove tipologie di rischio (vedi ad es. rischi stress-correlati), entra nella cultura dell'azienda la gestione della sicurezza, non più un mero produrre documenti inutilizzati e rimasti nel cassetto ad esclusivo utilizzo degli organi ispettivi, ma un continuo aggiornamento e miglioramento delle condizioni di lavoro e della formazione, informazione ed addestramento dei lavoratori, qualsiasi sia il rapporto di lavoro (dipendente, socio lavoratore, co.co.pro., part-time, ecc...).